martedì 23 settembre 2008

UN GIORNO ALLA SCUOLA MEDIA


Mi dice il Preside Confuso che hanno dovuto diminuire di due sezioni su sei il tempo prolungato perchè non c'erano richieste.
Nessuno vuole fermarsi dopo le 14, mi dice.
E lei come lo legge questo dato? chiede l'educatrice Sei minuti all'alba, che è molto più interlocutoria di me.
Evidentemente i genitori non ne hanno bisogno, al di là di quello che scrivono quegli imbecilli dei giornalisti, risponde il Preside Confuso. Evidentemente i genitori scelgono alternative extrascolastiche per i loro figli, e se le pagano.
Io chiedo: ma sono veramente i genitori, a scegliere?
Ah no, dice il Preside Confuso, questi genitori non scelgono più niente! Non sanno più imporsi! Sono i ragazzi che decidono!
E lei non trova normale - azzardo io - che un dodicenne decida di andare meno a scuola, piuttosto che andarci di più? Che spinga il padre ad iscriverlo a calcio e la mamma a dargli i soldi per la discoteca, piuttosto che stare a scuola a fare un laboratorio teatrale?

Ecco, mi ha dato ragione.
Mi ha detto Forse non è che non ce n'è bisogno, c'è che vengono fatte delle altre scelte.
Ma non è che me ne sono andata via soddisfatta, per questo.

Perchè innanzitutto magari ho torto anch'io.
E se anche ho ragione, cosa cambia?

Il dato è che questi insegnanti, questi direttori, non è che sono dei cretini globali.
Fanno il loro lavoro e spesso lo fanno bene.
Il Preside Confuso è si confuso, ma competente. E apprezzato.
Ma qui siamo di fronte ad una complessità ingestibile.
E lo dice Baumann, mica io dalla prospettiva ranocchio.

Qui c'è che le variabili sociali sono infinite, le risposte molteplici, e i calcoli astronomici. Ma ci tagliano le calcolatrici.

Altro che maestro unico.
Per analizzare questa incomprensibile società, dovremmo avere a disposizione equipe di pedagogisti, sociologi, psicologi, insegnanti, presidi. Ognuno con la sua variabile. Ognuno con la sua propria capacità ci calcolo.
Perchè è dall'intuizione di uno che nascono le idee, ma è dalle critiche di tanti che si elabora il cambiamento.

Un'opposizione forte al Maestro Unico ma anche, per favore, al Preside Solitario, al'Insegnante Abbandonato, allo Psicologo Autoreferenziale.
La solitudine educativa genera mostri sociali.

5 commenti:

lastreganocciola ha detto...

molto sagge parole, davvero.

Anonimo ha detto...

Concordo in pieno, e in piccolo lo vivo sulla mia pelle di "consulente esterno".

Mi rapporto con figure professionali competenti, ma sempre più spesso spaesate e spaventate.

E finiscono ancora più spesso per fagocitare progetti e attività esterne, usandole come "tampone" per arginare l'indadeguatezza del sistema scuola.

Insomma, si fanno sempre mille attività fini a se stesse, senza avere il coraggio (o i mezzi o la possibilità) di creare percorsi didattici paralleli che abbiano valenza educativa pluriennale.

Bah... s'è capito?

lanessie ha detto...

eccome, se s'è capito :O/

Anonimo ha detto...

Non è che voglio fare il solito rompipalle però il Preside ha detto una cosa vera e tu una un po da "salottiera".
I genitori OGGI non impongono piu nulla (per mancanza di tempo, perchè sono presi da mille problemi, ecc.). Imporre forse è una parola una po forte, diciamo che non seguono al meglio i propri figli...
La tua battuta un po salottiera/educatrice/sinistra con il nasino all'insu è la seguente: "E lei non trova normale - azzardo io - che un dodicenne decida di andare meno a scuola, piuttosto che andarci di più? Che spinga il padre ad iscriverlo a calcio e la mamma a dargli i soldi per la discoteca, piuttosto che stare a scuola a fare un laboratorio teatrale?"
Concordo il giudizio negativo sulla discoteca (anche se non ci vanno tutti i giorni!) però fare sport aiuta a crescere e a stare con gli altri (può essere il calcio, atletica, ecc.).
Insomma imporre le nostre scelte non è sempre giusto. Vai da un ragazzino e proponigli il laboratorio teatrale….sai dove ti manda? E' giusto cosi. A 12 anni si gioca a pallone, a 20 si fa teatro.

lanessie ha detto...

sai sub, si diventa maggiorenni a 18 anni, perchè si presuppone che prima le scelte che una persona potrebbe fare per sè stessa non sarebbero le migliori.
Potremmo discutere sia sull'età, sia sulla supponenza degli adulti, ma questo non toglie che il fatto che un bambino preferisca il calcio al teatro non deve portare a pensare che quindi sia giusto non fargli fare teatro.
Io credo che un percorso curricolare vasto e lungo, e soprattutto ben fatto, possa offrire ai ragazzi di sperimentare cose che da soli non farebbero.
Poi,comunque, ci saranno quelli che giocheranno a calcio, a vent'anni, e quelli che farebbero teatro.
Ma a me non importa tanto la scelta finale, quanto la possibilità di accesso all'inizio.