martedì 25 novembre 2008

LA SALUTE E' UGUALE PER TUTTI


Il Ranocchio appoggia la raccolta firme contro la schifosa proposta della Lega che abolirebbe il diritto all'accesso alle cure mediche per stranieri senza permesso di soggiorno, bambini compresi.

venerdì 7 novembre 2008

"Non mi piacciono le Winx ma a mia figlia le compro lo stesso"

Articolo sul Manifesto del 5 novembre.
Intervista di Manuela Franceschini a Margherita: madre single, figlia della classe media, francamente insopportabile e che adesso non riesce a sopravvivere con i suoi 1200 euro al mese.
Mi concentro su una frase dell'intervista: «Io, oggi, rispetto a mia madre sono costretta a essere un po' più aperta. E francamente penso sia giusto. Anche se non mi piace come vedo crescere tante amiche di mia figlia: così legate a beni di consumo che reputo inutili. Le Winx, per esempio. È una vera fissazione con quel cartone animato. Io ho detto a mia figlia che a me le Winx non piacciono. Credo sia giusto cercare di orientare i figli. Ma un giorno mi ha detto "mamma, a me invece piacciono". E a quel punto gliene ho regalata una. Non voglio che cresca diversamente».

Al di là della marea di contraddizioni che Margherita riesce a montare in un unico concetto, questo della diversità e dell'appartenenza al gruppo è probabilmente il più grande problema educativo che i genitori della nostra generazione si trovino ad affrontare.
Fermo restando che non esiste mai una ricetta educativa assoluta, io rabbrividisco a questa necessaria omologazione a cui gli adulti pensano di dover contribuire per non emarginare il figlio.

Le generazioni precedenti non sono state immuni alla questione.
Il battesimo, ad esempio, ne era un esempio lampante, così come la religione a scuola, la comunione, il catechismo.
"Vorrai mica che sia l'unico a fare attività alternativa?" era la frase preferita dai genitori, agnostici, atei, persino ebrei (perchè mussulmani ancora non ce n'erano) insieme a "Ma sai, i nonni ci tengono tanto".
Ecco quindi il presupposto su cui si basava questa scelta educativa: meglio l'appartenenza al gruppo che l'esempio della coerenza.
Pensare che un bambino non noti la discrepanza tra una famiglia che lo porta ogni giovedi a catechismo e che però non frequenta la chiesa neanche a natale, o ancora che un bambino non soffra davanti ad un prete che gli chiede Ma i tuoi genitori, perchè non si vedono mai?, o meglio che si supponga che tutto questo lo faccia soffrire meno dell'essere l'unico (sempre che poi lo sia) a fare qualcosa di diverso, è preoccupante.

La verità è che non c'è nessuna sicurezza.
Ci sono bambini che soffrono di più per le sue differenze rispetto al gruppo.
Bambini, invece, che impazziscono di fronte all'incoerenza.
Ci sono anche, è evidente, bambini a cui non importa nè una cosa nè l'altra, e bambini che soffrirebbero in entrambi i casi.
E' per questo che un genitore, io credo, dovrebbe scegliere secondo le sue convinzioni, e non secondo quelle degli altri.
A meno che, certo, non scelga di non omologarsi in tutto e per tutto, evitando che una singola differenza possa far stare male il suo bambino.

Ma torniamo alle Winx.
Ecco che, nel 2008, il problema della religione, così forte fino a qualche anno fa, e di nuovo preponderante adesso, soprattutto in alcune scuole e in alcune regioni, torna amplificato per tutto quello che è il marketing per l'infanzia.

Da una quindicina d'anni, i bambini sono stati individuati come i destinatari privilegiati di campagne pubblicitarie e beni di consumo.
Questo non soltanto per quanto riguarda prodotti a loro destinati, ma anche per beni da adulti, come ad esempio le automobili.
Questo perchè un bambino è privo di gran parte del senso critico, non distingue fino ai 5 anni la differenza tra pubblicità e programmi televisivi, e anche successivamente ha maggiori difficoltà di un adulto a capire la distinzione tra realtà e finzione (quest'ultima, caratteristica meravigliosa nei bambini! Fa ancora più rabbia pensarla sfruttata dalle multinazionali).
Inoltre, ovviamente, la richiesta di un bambino, magari accompagnata dai capricci, mette in difficoltà costantemente un genitore, in particolare i genitori di questa generazione, forzatamente assenti dalla famiglia a causa dei ritmi di lavoro, e quindi dominati dal senso di colpa.

Ecco quindi che l'accettazione da parte del gruppo, per un bambino o un adolescente, passa sempre meno attraverso quello che si è (anche se, ovviamente, l'aspetto estetico è diventato preponderante), e si riversa in quello che si ha.
Tutto sembra quindi più facile.
Per far sentire il nostro bambino incluso, sarà meglio una Winx, che il catechismo!?
Evidentemente, no.

Le Winx, così come l'altissima maggioranza dei cartoni animati - che, a differenza degli anni passati non vengono creati per poi diventare oggetti commerciali, ma sono oggetti commerciali sponsorizzati da cartoni animati - sono veicolo di un messaggio, o più messaggi.
Le Winx, ad esempio, sono evidentemente un simbolo di estetica femminile, ma anche portatrici di messaggi (come quelli contenuti nel loro Diario Scolastico, che mi è capitato di sfogliare a scuola) tra cui il fatto che "l'importante è essere amiche. Se non hai amiche sei out", ma anche che "l'aspetto è importante. Cura i tuoi capelli, abbina le scarpe alla borsetta, segui le mode della stagione".
E il target delle Winx è individuato in bambine tra i 3 e i 7 anni!

Ecco quindi che comprare una Winx solo perchè alla bambina piacciono ( e come potrebbero non piacerle? Piacciono a tutte!) è un terrificante fallimento non solo di coerenza, ma di cure parentali.
Dire "a me non piacciono, ma te la compro lo stesso" è un terrificante arrendersi di fronte alle scelte altrui.
Un genitore che decide - sempre parlando, discutendo, spiegando - ma decide, è importantissimo per un bambino.
Un genitore arrendevole, invece, è probabile fonte di paure.
Le statistiche dimostrano la correlazione tra il bullismo adolescenziale e la mancanza di figure di riferimento a cui potersi affidare.

Ipotecare il ruolo di mamma o di papà, per evitare un'ipotetica emarginazione del figlio, è il rischio che ogni genitore in questo momento corre, troppo debole di fronte a un consumismo fortissimo e apparentemente inarrestabile.