Riunione di un foltissimo gruppo di genitori dei futuri iscritti alla prima.
40 mamme.
1 papà.
I genitori si dividono a metà, tra quelli che vorrebbero il tempo pieno ( che non otterranno, causa tagli Gelmini) e quelli che vogliono 27 ore (cioè 5 mattine e due pomeriggi).
Una mamma difende la sua scelta per le 27 ore più o meno cosi:
"Io non voglio che mio figlio stia a scuola tutti i pomeriggi per fare cose, come avete detto voi, extracurricolari. Io voglio che torni a casa e studi da solo. Perchè è questo che poi gli servirà, alle medie: saper studiare tutte le materie da solo, e essere preparato alle interrogazioni del giorno dopo. Non gli serve stare a scuola, a disegnare o a fare teatro. Voglio che impari il metodo per arrivare alle medie preparato".
Io sono lì e mi immagino questo bambino di cinque anni e mezzo.
Che, tra l'altro, è presemte nella stanza, mentre sua mamma dice che non vuole vederlo perdere tempo a disegnare, perchè poi arriveranno le medie, e lui non sarà preparato ad affrontarle.
Mi immagino che idea avrà, questo bambino, del disegno, del teatro, del gioco e di tutte quelle cose che sua mamma dichiara essere inutili, davanti ad una platea di 40 mamme e 1 papà.
Ma soprattutto penso a questo paese.
In cui le mamme vogliono che i bambini i passino 5 anni a prepararsi per come sarà, quando saranno adoelscenti
E che gli adolescenti passino 3 anni a preparasi a quando saranno giovani
E che i giovani passino 5 anni a prepararsi a quando saranno adulti.
E quando poi diventano adulti?
Saranno finalmente arrivati?
Oppure dovranno passare tutta la vita a prepararsi alla vecchiaia?
E quando saranno vecchi? Non vorremo mica arrivare alla morte senza esserci abbondantemente preparati?
(Che, tra l'altro, lo dimostrano i fatti, non è neanche così.
Questi bambini, super preparati ad affrontare il Mondo del Lavoro - con la maiuscola - arrivano a 19 anni incapaci di affrontare la vita.)
Che tristezza, questo bambino, e tutti gli altri come lui.
Impegnati ad immaginare un futuro spaventoso, fatto di interrogazioni e di agonismo, già a 6 anni.
Senza un disegno, se non come premio per aver imparato tutta la tabellina del due, nella solitudine della loro casa.
Chissà quale mondo ha in testa, quel bambino di cinque anni e mezzo.
E chissà quale mondo si costruirà intorno, una volta raggiunta l'età adulta.
Poveri bambini, condannati ad uno sviluppo orizzontale, così terra terra, invece che ad uno verticale, con i piedi appoggiati saldamente al terreno e la testa fra le nuvole.
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