Fine agosto. Piovono progetti, proposte e riunioni budget.
Con l'equipe decidiamo di lavorare due giorni su una proposta per la scuola dell'infanzia, fatta di laboratori artistici liberamente ispirati a Hundertwasser, attenti alla declinazione per le diverse età. Costruiamo una progettazione per i tre anni, una per i quattro, una per i cinque. Materiali di pregio. Formazione per gli insegnanti.
Poi facciamo i conti
Per ogni incontro di due ore, il costo a bambino - per gruppi tra i 10 e i 15 bambini - sarebbe di 6 euro.
Per gruppi da 25 bambini, 4 euro e 50.
Chiamiamo due insegnanti amiche e chiediamo di valutare la cifra.
6 euro? - ci dicono - impossibile!
Come collegio docenti abbiamo deciso di non chiedere mai più di 5 euro alle famiglie, ci dicono. Generalmente, qualsiasi sia la proposta, ci teniamo su una richiesta di 3 euro.
Forse, ma proprio forse, potrebbe passare la vostra proposta per i gruppi da 25. Magari, unendo le classi, potremmo portare il gruppo a 30 e la cifra diventa credibile.
Io, in questi momenti, vorrei fare un altro lavoro, o cambiare paese, o fare la rivoluzione. E poi scrivo un post.
E nel post mi dico.
Innanzitutto, ovviamente, che la scuola pubblica dovrebbe garantire la possiblità, ai bambini, di accedere a delle proposte esterne alla scuola a costo zero. Dovrebbe finanziare - lo stato, dovrebbe - progetti di qualità da portare nelle scuole.
E questo non succede.
Succede parzialmente, molto parzialmente, e comunque la qualità è l'ultimo dei criteri di approvvazione.
In secondo luogo mi dico.
Sia che i soldi vengano dall'alto o che vengano dal basso.
E' davvero accettabile che l'unico modo per contenere i costi sia di alzare il numero di bambini a 20, 30, 35 a laboratorio, mantenendo invariato il numero di adulti e professionisti che lavorerebbero con loro?
Stiamo parlando di bambini di età prescolare.
E' davvero accettabile - io dovrei accettare la proposta pur di fare il mio laboratorio? - che la mia equipe, composta da due persone, possa trovarsi a lavorare con 30 bambini di 3 anni contemporaneamente?
Io dovrei accettarlo? E soprattutto, le maestre dovrebbero davvero propormelo?
Perchè poi qui si esce dal didattico e si entra nel sociale.
Io mi dico.
Tu, maestra, puoi davvero trovare giusto, corretto e altruista nei confronti della famiglia, il fatto di propormi di lavorare con un rapporto 1:15 con bambini di tre anni, per chiedere 1,5€ in meno alla famiglia?
Cosa c'è di sociale, in questo? Di educativo? Di lungimirante?
Perchè può essere accettabile che tu faccia fare una cosa brutta e malriuscita a 30 bambini, pur di tenere i costi ridotti, e ridotti di 1,50€?
Ci sono famiglie povere.
Ci sono famiglie poverissime.
Per queste famiglie è un problema pagare 6€ per un laboratorio all'interno di un servizio già garantito.
Io, come persona, ma anche a nome della mia associazione, sono pronta a concedere tutte le gratuità necessarie a far si che questi bambini abbiano diritto all'acceso al laboratorio.
A fronte di un reale disagio - per cui non richiedo alcuna certificazione, che in Italia non vale nulla, ma basandomi sul giudizio delle maestre e sulla richiesta delle famiglie - io e la mia associazione accettiamo per scelta di andare in passivo della cifra necessaria.
E' una scelta politica.
Ma le altre famiglie.
Anche nei quartieri meno agiati.
Le altre famiglie, 6€ al giorno li spedono, eccome se li spendono, facendo scelte diverse.
Decidono di spenderli per il cibo di marca, per il gratta e vinci, per la ricarica del telefono, per le scarpe con la firma, per un vestito inutile, per un dvd, per un gioco della playstation, per le figurine.
Dico sei euro. Ma ovviamente è molto di più.
Allora, mi dico, è questo il compito della scuola?
E' questo il compito delle maestre?
Accettare che il genitore scelga di non spendere 6 euro per un laboratorio formativo per poter comprare le scarpe firmate?
E' questa la democrazia, ai tempi del consumismo?
Tu fai delle cazzate ma io non posso dirtelo perchè tu hai il diritto di farle?
Qual'è il senso della scuola, a questo punto?
Confermare il messaggio secondo il quale l'importante è spendere meno, indipendentemente dalla qualità, per non dover rinunciare a niente?
Una logica da bancarelle cinesi?
Io, ci sono volte, queste volte, che sono disgustata.
Perchè mi tocca decidere se rifiutare di portare una bella cosa ma male, ai bambini. O accettare di portare una bella cosa ma male, ai bambini.
Tra il marcioeducativo e la muffaeducativa, quello che mi rimane, è la possibilità di scrivere un post.
E non è una bella sensazione.